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domenica

Non ci sono solo le arance, romanzo di Jeannette Winterson






Il romanzo è la sorprendente presa diretta di un’educazione in un contesto religioso protestante, tra gli appartenenti a una non meglio specificata Associazione per le Anime Perdute, una sorta di setta per la quale si cercano nuovi adepti, dalla quale si guardano con disistima i fedeli delle altre fedi cristiane maggioritarie in Inghilterra, dove è ambientato. Un contesto in cui le fedeli preparano le scorte per tempi di conflitti o anche per le missioni, per cambiare le convinzioni di altri altrove, considerati paradossalmente non solo meno consapevoli sul piano spirituale ma anche nel rapporto con la realtà.
La protagonista è anche la voce narrante del romanzo, che si descrive bambina e poi adulta, intercalando il racconto di stampo autobiografico alla narrazione di miti e fiabe adattate per fare da contraltare alla sua storia.
Si tratta di una bambina che fa tante cose simili a quelle delle bambine vissute nei primi anni ’60, con in più il fatto di non avere per molto tempo amicizie con persone della sua età. Quando inizia una tiepida amicizia con un ragazzo della sua congregazione religiosa la madre ha da ridire, pur essendo la donna una persona che aveva sperimentato la vita al di fuori del contesto in cui era cresciuta, quindi la protagonista scopre per caso una ragazza, che è l’inizio della rivelazione a se stessa delle sue preferenze esclusive, ma è anche il momento in cui altri personaggi femminili del romanzo si possono mettere a fuoco più chiaramente: sia quelli che vivono insieme che qualche personaggio solitario.
Ma questa scoperta non è una bandiera da portare alta di fronte agli altri, anzi è l’inizio di reazioni assurde, se non si pensasse al clima comunitario in cui vive la protagonista: un clima solidaristico come quello di altri contesti comunitari tradizionali, ma con un pastore d’anime che prescrive la reclusione di una ragazza per alcuni giorni a casa, senz’acqua né cibo, per “trattare”, per ritrattare la scelta di seguire i suoi impulsi che l’hanno portata a vivere una storia d’amore con un’altra ragazza senza sentirsi a disagio fino a quel momento né con se stessa né con gli altri.

mercoledì

Le relazioni sentimentali come gogna

Un TED Talk di Monica Lewinsky, e il clima di vergogna e di rischio per posto, o la carriera, che in ambiti anche meno presidenziali, le relazioni e il piacersi, possono creare.
Nessuno ha il diritto di considerare delle relazioni peggiori di altre, anche se fosse quella di una stagista con un capo di stato sposato.
Non è giusto fare sapere delle relazioni se uno dei due non vuole, non è giusto che lo facciano sapere altre persone, non è giusto divulgare comunicazioni private senza neanche chiedere il permesso e neanche per dare chissà quale occasione a chi le ha scritte.
E' una questione di educazione, secondo la Lewinsky, di educazione alla vergogna. E oggi deve cambiare.

https://www.ted.com/search?q=Monica+Lewinsky

sabato

Interessarsi.

Esplorare il settore dei servizi privati per le esigenze educative di bambini che manifestano particolari comportamenti o atteggiamenti o difficoltà è uno shock quanto constatare l'esistenza dei disturbi stessi nei bambini.
Un'istituzione privata collocata in un quartiere storico ma decentrato di una grande città occupa un isolato,e nel sito sul web che illustrava le sue strutture ,pare che avesse una biblioteca dedicata alla consultazione da parte di bambini e adolescenti con disturbi dello spettro autistico.
In pratica la biblioteca è una stanza ,neanche con un percorso evidenziato ,di non più di venti metri quadri ,con delle costose scaffalature da progetto e realizzate appositamente da qualche falegnameria.Scaffalature che in versione semplificata ,metallo e staccate dai muri ,essenziali,erano già presenti in biblioteche pubbliche e private di altre città,semplicemente per esporre le copertine dei volumi o delle riviste ,piuttosto che i dorsi.
Pare che nello specifico ciò sia di ausilio a bambini che faticano a riconoscere il libro che stanno cercando.
In realtà la biblioteca non è "dedicata":è una biblioteca per l'infanzia ,con un sistema di classificazione basato su simboli e disegni ,oltre per per grandi lettere e numeri apposti sugli scaffali,delle scrivanie per bambini con difficoltà deambulatorie ,tavoli colorati con delle estremità allungate sui lati lunghi.
Non è dedicata all'autismo.
Pare che vi sia un progetto più ampio di educazione fondata sui principi della "Comunicazione Aumentativa Alternativa" che è rivolta a tutti coloro che nell'infanzia hanno difficoltà a comunicare con il linguaggio verbale e un piano della struttura dedicato a coloro che vanno a svolgere attività non specificate dedicate all'autismo.
Le spiegazioni che mi sono state fornite volevano sapere specificamente il perché le richiedessi,nonostante nel prendere l'appuntamento era stata accettata sia la richiesta di informazioni per propormi per attività di volontariato sia per eventuali futuri interessi di studio.
Invece in pratica l'obiettività nel fornire spiegazioni sullo specifico settore delle strutture per l'autismo infantile ,ad esempio la biblioteca stessa, si è trasformata in curiosità,in indagine,in spiegazioni del tipo "Non provano emozioni" e non "Hanno difficoltà a comunicare".
Dovrebbero potervi accedere bambini (ovviamente comprese bambine) che hanno difficoltà correlate allo sviluppo di abilità ,ma senza necessità di diagnosi,di etichette ,semplicemente per superare quelle difficoltà.
Invece poi la base è la "diagnosi" ,ciò che "dicono i dottori": inconfutabile.E obbligatorio .
Forse converrebbe a molti genitori non fare diagnosticare alcun che ,ma cercare persone competenti e discrete che senza ausili di neuropsichiatri,né psicologi,svolgano attività per superare specifiche difficoltà,dato che il conoscere ,o l'etichettare l'origine di queste difficoltà in settori di patologie ,non ne spiega del tutto né il (l'in)sorgere né come superarle.