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Cosa chiedere al Ministero della Salute sul parto e la contraccezione

Il Ministero della Salute deve indagare come vengono trattate le donne che vanno a partorire negli ospedali: se possono rifiutare le visite ostetriche e ginecologiche, se riescono ad ottenere farmaci per lenire il dolore e l'epidurale senza visita ginecologica ma con solo la visita dell'anestesista, se vengono costrette a partorire sdraiate, se costrette a subire l'episiotomia, se costrette al monitoraggio fisso mentre sono preda delle doglie, se possono avere testimoni per tutta la durata del parto e durante le eventuali visite mediche e cure post parto. Inoltre, come per tutto il Paese, dovrebbe essere offertal'assistenza gratuita ventiquattrore su ventiquattro per il parto a domicilio. Nessun obbligo per le donne di accettare esami e visite durante la gravidanza, e come già scritto, il parto. Camere per il parto e la degenza singole, in cui le donne sono libere di rifiutare ciò che propongono i medici senza che le altre abbiano niente da ridire. Inoltre, il Ministero deve autorizzare l'immissione in commercio delle pillole contraccettive senza ricetta, la pillola abortiva possibilmente senza ricetta e in vendita nelle farmacie a costi contenuti o ,almeno, l'aborto farmacologico senz'obbligo di ricovero (e, ufficialmente, nè di visite ginecologiche nè di ecografie transvaginali). La libertà per le donne di lasciare gli ospedali prima del secondamento, portandosi dietro e dentro placenta e neonato, se desiderano. Abolire le quattro ore di osservazione dopo il parto e l'obbligo di autorizzazione delle dimissioni da parte del ginecologo/ginecologa che dirige il reparto. Libertà di rifiutare visite mediche come si possono rifiutare medicine o esami. No alle flebo inserite al ricovero per il parto, no all'obbligo di permanenza nel letto, no al parto in sala parto ma nella stessa stanza del travaglio. No alla presenza di personale se la partoriente non vuole. Sì al rilascio del certificato di assistenza al parto senza nessuna visita medica per la donna se non vuole. Sì alla possibilità ufficiale di registrare i neonati all'anagrafe senza certificato di assistenza al parto.