martedì

Le categorie (o le annualità) della cultura e della controcultura

" Cultura 1 Si oppone alla scienza ,alla politica,all'economia,alle attività pratico- produttive.Privilegia la formazione del gusto estetico ,naturalmente secondo gli standard della classe dominante (è cultura apprezzare Beethoven,non un canto di avvinazzati,almeno che non sia nella forma della ricerca etnologica o della nostalgia o della ricerca snob del Kitsch).E' una nozione merceologica,naturalmente à rebours :è cultura ciò che non serve,e quindi l'arte,il gioco,non la tecnica.Contraddistingue colui che ha saputo procurarsi una condizione di ozio critico (è in tal senso la nozione aristotelica del filosofo).Non è accessibile a tutti,per classe,censo,capacità innate.E' segno di distinzione.Questa nozione appare sulle pagine dei giornali o delle riviste ,o nei cataloghi di case editrici,dove si distingue la sezione "cultura" da quelle dedicate alla vita associata,alla produzione,all'economia.
"Controcultura", in quest'ambito,può essere una azione politica o civile che si oppone a questo modello di uomo colto e raffinato [NDR modello solo di uomo,forse era il periodo, e d'altronde ancora oggi la donna è meno colta,meno capace,con meno talento,meno famosa,meno libera di fare carriera anche artistica e di esibizione del proprio talento o della propria cultura,tolta la televisione,e comunque in effetti in quel caso il modello culturale,anche al femminile non è questo,perché la maggior parte delle donne e ragazze famose non ha questo tipo di formazione,perché in questi ambienti si impedisce alle donne di esibirsi,tranne che in salotti o associazioni salotto,raramente possono avere una carriera e una vita sessuale e sentimentale e relazionale con tutti gli amori delle loro vite secondo i propri desideri nel momento in cui ci sono questi desideri],votato al culto dell'inutile.E' atto di controcultura proporre un'arte popolare o selvaggia ,sottolineare in contesto umanistico il valore della discussione politica ed economica.In tal senso la contestazione studentesca del Sessantotto che tendeva a introdurre nell'università i problemi delle masse popolari,la dimensione politica,il rispetto della creatività istintiva e appunto "selvaggia",era indubbiamente un'attività di controcultura,ma rimaneva tale solo in opposizione alla filosofia dominante nelle facoltà umanistiche.

Cultura 2 . Si definisce come atteggiamento superiore contro la bestialità,l'ignoranza,l'idolatria tipica della massa_ si pensi alla polemica di Ortega y Gasset o di Adorno_ .Non privilegia necessariamente le "umanità" [NDR Traduzione di "Humanistics" ,pertinente all'ambito di Lettere e,come in questo caso,
indirettamente,Filosofia] e l'inutile:anche un direttore di banca o un finanziere sono uomini di cultura.Ma indubbiamente lo saranno ancor più nella misura in cui sapranno talora affrancarsi dalle necessità del loro mestiere per coltivare anche le umanità.In definitiva la cultura è il possesso del sapere ,in tutte le sue accezioni.In tal senso è anche la caratteristica degli uomini di potere_ _Clausewitz [NDR prussiano;militare,ufficiale poi generale; combatté contro Napoleone nel 1805;scrisse osservazioni teoriche sulla guerra e sull'obbedienza non dovuta ai superiori],che sapeva di strategia,era un uomo di cultura:perciò sapeva come vincere_.

Nelle sue frange democratiche questa nozione presiede agli appelli per la diffusione della cultura presso i ceti inferiori:ma proprio perché esclude dal proprio ambito il sapere pratico e manuale ;un meccanico di automobile non è un uomo colto.

Il sapere di cui si parla è sapere teorico che richiede una certa distanza dalla necessità immediata,dalla prassi volta ai fini di utilità diretta.

Così anche questa nozione di cultura implica una dose di ozio come condizione necessaria della crescita culturale.
Questa nozione riconosce un proprio opposto come momento negativo:la controcultura è in tal caso la pseudo cultura raccogliticcia dell'uomo di massa ,schiavo dei suoi miti e dei suoi riti .Ma a questa nozione di cultura si può opporre anche una controcultura che assume i propri limiti come elemento di sfida,ricerca di una nuova dimensione umana.

Ecco allora i gruppi di emarginati,i drop aut ,le società underground ,i discriminati del sesso o del potere,del censo o della fortuna.Una controcultura di tal fatta assume orgogliosamente un linguaggio dissociato,pulsioni e desideri frustrati e in ogni caso non disciplinati.Rifiuta il potere e l'integrazione:di tale controcultura sono oggi rappresentanti gli assenteisti ,gli autoriduttori,gli indiani metropolitani,i renitenti alla leva...e via via,sino alle manifestazioni estreme del rifiuto del consenso,i mistici della P.38,i terroristi,i senza casa e senza patria. Potremmo anzi dire che questo concetto di controcultura nasce e si manifesta sino alle sue forme estreme ed aberranti proprio perché la società borghese ha proposto con insistenza il modello selettivo della cultura come competenza tecnica,sapere volto alla conquista del potere,distintivo di classe.
I due concetti sono vittima entrambi della loro radicalità:sono entrambi ideologici.Ideologico l'atteggiamento dell'uomo "coltivato" che non riconosce la fecondità e la verità delle culture emarginate,ideologico l'atteggiamento dell'emarginato che confonde Potere repressivo con potere tout court e rinuncia al compito di aver potere sulla realtà per poterla trasformare,disconoscendo il ruolo che ha la conoscenza nei confronti del potere da esercitare sulle cose.Tipica manifestazione di controcultura acritica è l'affermazione ,che circola negli ambienti della contestazione studentesca,che lo studio vada rifiutato perché la scienza è funzionale all'espansione del potere (o del capitale o della società borghese).
Là dove il potere può oggi fare almeno benissimo dell'università (mantenendola come come area di parcheggio o sacca di contenimento),proprio perché non tutta la conoscenza è funzionale ai propri fini:ed esistono forme di conoscenza critica che invece mettono in questione l'esercizio repressivo del potere ,la società del profitto,l'applicazione della tecnica (e della scienza) a fini di sfruttamento.

Cultura 3. E' la nozione antropologica .E' l'insieme delle istituzioni ,dei miti,dei riti,delle leggi,delle credenze,dei comportamenti quotidiani codificati,dei sistemi di valori e delle tecniche materiali elaborate da un gruppo umano.Rispetto alle due nozioni precedenti ha un carattere apparentemente neutro:infatti chi parla di cultura nei primi due sensi vi associa sempre e comunque una connotazione positiva;chi ne parla invece nel senso antropologico non deve necessariamente approvare un dato modello culturale per poterlo descrivere.Ne riconosce semplicemente l'esistenza,e il fatto che che esso si autosostenga,ovvero sia capace di autoriproduzione. Altra caratteristica della cultura in senso antropologico è il fatto che essa ,per funzionare,non deve essere necessariamente esplicita :un gruppo può vivere il proprio modello di cultura senza saperlo.La cultura in tal senso diventa esplicita solo in due casi:o di fronte a una analisi critica che ne metta in luce il funzionamento,o di fronte all'insorgenza (dal proprio interno o al proprio esterno) di un modello concorrenziale.In un certo senso anche l'analisi critica può svilupparsi solo in riferimento a un modello alternativo che funzioni come riferimento metalinguistico.Le culture che non hanno esperienze traumatiche di culture diverse non riconoscono se stesse come una cultura ,ma come il modello di umanità tout court.Gli altri sono i "barbari" ,ovvero la non cultura.E' solo quando i barbari si insinuano nel corpo stesso della cultura in questione che essa impara a riconoscere diversi modelli d'organizzazione culturale e a definire se stessa nel momento in cui definisce la cultura altrui.

In questo contesto [NDR è il caso di definire così questo ambito di significato del lemma cultura,per essere in tema ..."culturale"] non ci sono contro culture :ci sono altri modelli culturali .[NDR A me sembra che siano "livelli" di significato e d'interpretazione che in pratica si possono trovare nella stessa realtà :la persona colta che però nelle decisioni riguardanti i grandi eventi della vita ,comprese le relazioni umane,incluse quelle con l'altro sesso e con lo stesso sesso,deve agire e giudicare secondo quei parametri e non secondo quelli delle altre definizioni di cultura ;però contemporaneamente ,non può ,almeno esplicitamente,applicare quei parametri del suo modello culturale dove la società in cui è nata la pone,a quelli della cultura "umanistica" ,perché sembrerebbe arretrata: può e può succedere che ci sia un preferenza ,della persona o di chi la forma,la istruisce, per certe opere ,certi contenuti e certi modi di trattarli ,ma la persona non può dire che non sono arte o non sono belle lettere sol perché in pratica non può applicarli alle sue scelte ,anche fugaci,temporanee,effimere,per sommare esperienza al suo vivere .E questa è la relatività dello studio,al di là del potere sugli altri nel senso di persone che sono attorno alla persona,persone altre da sé ,del potere sociale o politico :è inapplicabile anche nelle scelte individuali o teoricamente condivise con chi (i vari "chi" della vita) si dovrebbe avere affinità.Probabilmente perché il modello culturale si pone come insieme di istruzioni,obblighi pratici ,la "cultura umanistica" non molto. Tutte queste espressioni della "cultura",in ogni caso, dall'interno si possono mettere poco in discussione].

Al massimo si sente come controcultura un modello alternativo che la cultura dominante non riesce ad assorbire.
Un fenomeno del genere è accaduto nella Roma imperiale di fronte alla penetrazione del cristianesimo.Il cristianesimo costituiva un modello altro rispetto al modello romano e pagano.Ma a lungo è stato sentito come deviazione insopportabile.Bisogna attendere qualche secolo perché le due culture si riconoscano entrambe a vicenda e in qualche misura possano coesistere _poi accade naturalmente che il modello cristiano assorba quello pagano e vinca :le ragioni per cui un modello prevale sono infinite e non è qui il caso di analizzarle ;diciamo che non esiste una metaregola per definire le culture vincenti;come vedremo più avanti,esiste al massimo una regola per definire le culture perdenti,ovvero incapaci di autoperpetuarsi_. [...] '

Umberto Eco ,Esiste la controcultura?,da Civiltà delle macchine,gennaio 1977,in Sette anni di desiderio,3ed^,2004. Con osservazioni tra parentesi quadre mie ,con l'abbreviazione N.D.R.,Nota della redattrice,Marianna Bonina

domenica

Dido,Queen of Carthage ,dramma in versi di Christopher Marlowe

" Act One.

Scene One.

Here the curtains draw;there is discovered JUPITERdandlingGANYMEDEupon his knee,and MERCURY lying asleep.

JUPITER: Come, gentle Ganymede,and play with me.
I love thee well,say Juno what she will.

GANYMEDE: I am much better for your worthless love,
That will not shield me from her shrewish blows!
Today,whenas I fill'd into your cups,
And held the cloth of pleasence whiles you drank,
She reach'd me such a rap for that I spill'd,
As made the blood run down about mine ears.

JUPITER: What,dares she strike the darling of my
thoughts?
By Saturn's soul ,and this earth-threatening hair,
That,shaken thrice,makes nature's buildings quake,
I vow ,if she but once frown thee more ,
To hang her,meteor like,'twixt heaven and earth,
And bind her,hand and foot,with golden cords,
As once I did for harming Hercules! [...]'

Christofer Marlowe,The complete plays,edited and introducted by J.B.Steane,Harmondsworth,Middlesex,England ,2^ed.1972

Più che solidarietà between lovers ,solidarietà di genere ...
Marianna Bonina





sabato

Nota 1.Postproduzione da quale produzione di cultura cos' è la controcultura.

La postproduzione come percorso individuale o di più persone attraverso contenuti messi in una sequenza casuale.La controcultura come decisione di dare un tema alla scelta della produzione culturale da valorizzare per un fine.


In Max Weber ,invece,si trova il concetto di capitalismo non alla base del consumismo,ma alla base dell'impulso etico ,collegato a differenti culture religiose nell'Europa dell'inizio del XXI secolo , a intendere il lavoro solo come modo per procurarsi da vivere ,ragione di vita o meccanismo del quale l'uomo è solo un ingranaggio ,che può produrre eccedenze da tesaurizzare o meno ,e le ragioni ,i mezzi e le resistenze che il capitalismo ,inteso soprattutto come produzione di eccedenze, da tesaurizzare o meno,e le ragioni ,i mezzi e le resistenze che il capitalismo ha incontrato nel suo instaurarsi.


Cito l'opera di Umberto Eco a proposito della controcultura:

' ESISTE LA CONTROCULTURA?

"Controcultura " è un termine inflazionato:come Resistenza o Territorio.Sono quei termini che ,a pronunciarli,si fa sempre una bella figura.Nessuno è contro la Resistenza ,nessuno sostiene che non si debbano studiare i problemi del territorio,nessuno si azzarda ormai a dire che le manifestazioni di controcultura siano un fenomeno negativo .

Come sempre ,in questi casi ,bisogna rifondere il concetto attraverso una indagine lessicale :e non solo badando a ciò che dicono i dizionari ,ma anche agli usi quotidiani .

Se "controcultura" è termine inflazionato dovremo ammettere che ciò accade perché altrettanto inflazionato è il suo antonimo:"cultura",almeno una intende una accezione del tutto diversa da quella degli altri due.

E dunque per definire i fenomeni di controcultura occorre definire cosa intendiamo per cultura.
Altrimenti il discorso è bloccato sin dall'inizio.


La nozione di cultura

E' ovvio che se per cultura si volesse indicare il possesso di un patrimonio di sapere ,per controcultura non si potrebbero intendere che due cose :o la mancanza di tale possesso o il possesso di un sapere altro .
Ma nel primo caso avremmo l'ignoranza pura e semplice ,nel secondo una seconda forma di cultura :Galileo possedeva un sapere altro rispetto a quello della fisica della tarda scolastica ;possiamo parlare di controcultura a proposito di Galileo senza elaborare una metafora di battaglia?Quando oggi si parla di controcultura si allude ovviamente a culture di classe ,a cultura giovanile in quanto opposta alla cultura " accademica ",a manifestazioni pratiche di gruppi emarginati che si oppongono alle asserzioni teoriche dei gruppi dominanti,a culture etiche ,subalterne e così via .Una gamma troppo vasta di manifestazioni per potere ricevere una definizione unica senza che si debba mettere in questione la nozione di "cultura"
quale circola nel nostro ambiente culturale (appunto).Ovvero mettere in questione gli usi che si fanno della parola "cultura".O ancora,mettere in luce la polivocità del termine "cultura"[...].

Esempio tipico è il gioco :esso può avere una caratteristica di competitività (ma sfugge a questa definizione il gioco delle bambine con le bambole [NDR Secondo me c'è competitività anche in un gioco di interazione e personificazione di ruoli come questo] ),di dualità(ma ne rimane escluso il solitario a carte ),di esercizio fisico (e ne rimangono fuori gli scacchi),di disinteresse (e vi rimane esclusa la roulette),di dipendenza da regole (ma non vi rientra il caracollare beato di un bambino su di un prato).
[...].

Credo che a questo punto gli usi del linguaggio quotidiano (e la loro critica) siano una spia migliore che le discussioni scientifiche .
Esaminiamo pertanto le definizioni di alcuni dizionari di uso corrente.

Garzanti .Cultura:"Qualità di chi è colto;l'insieme delle nozioni,organicamente apprese,che qualcuno possiede(...) l'insieme della tradizione e del sapere scientifico ,letterario e artistico di un popolo o dell'umanità intera(...) (etnologia)civiltà;anche l'insieme dei manufatti propri di quella civiltà ".

Zingarelli .Cultura:"Complesso di cognizioni ,tradizioni ,procedimenti tecnici ,tipi di comportamento e simili,trasmessi e usati sistematicamente ,caratteristici di un dato gruppo sociale,o di un popolo ,o di un gruppo di popoli ,o dell'intera umanità (...) sinonimo:Civiltà (...) qualità di chi è colto (...) insieme dei manufatti e tecniche proprii di una particolare civiltà,anche scomparsa".

Devoto-Oli Cultura:"Sintesi armoniosa delle cognizioni di una persona ,con la sua sensibilità e le sue esperienze ;dottrina,istruzione (...) serie di cognizioni ed esperienze ,particolarmente chiare ed approfondite,in un determinato campo (...) il complesso delle acquisizioni spirituali di un ambiente determinato (...) ,il complesso delle manifestazioni della vita materiale,sociale e spirituale di un popolo,in relazione alle varie fasi di un processo evolutivo o ai diversi periodi storici ,o alle condizioni ambientali;cultura materiale ,la civiltà studiata attraverso le sue realizzazioni tecniche e sociali".

Ciò che colpisce in queste definizioni non è la varietà di accezioni contemplata [...]. '

Umberto Eco "Esiste una controcultura?"da Civiltà delle macchine,gennaio 1977,in parte V "Potere e contropoteri" in Sette anni di desiderio,3^ed tascabile ,Milano 2004


Marianna Bonina

venerdì

Libertà nel partorire


Al di là del fatto che un articolo che ho recentemente letto sul "partorire senza violenza",come ha sostenuto il ginecologo Leboyer, è un po' vago ,anche un po'buonista,il concetto è condivisibile.La flebo la applicano ,credo su precedenti accordi,anche alle donne che non chiedono l'epidurale ,perché vengono immessi in circolo contemporaneamente ossitocina,blandi analgesici e sostanze fisiologiche .Il problema che anche gli anestesisti che si formano ora sono convinti dell'utilizzo di sostanze artificiali in qualsiasi caso,e seguono gli ordini del ginecologo come se non fossero autorizzati ad esercitare autonomamente.Il parere e il volere della donna viene sentito solo se riesce ad incutere loro un minimo di soggezione.In ogni caso spesso ormai durante il travaglio viene concesso di passeggiare in un corridoio o di stare in varie posizioni dentro una sala ,il problema è la fase espulsiva perché necessariamente "devono"toccare e prendere loro per primi il neonato,ed è un problema fare capire che non devono nè toccare la testa del nascituro incanalato durante la fase espulsiva del parto nè mettere le dita sotto le ascelle del neonato durante l'emersione delle spalle né tirarlo per la testa,ma che semmai dev'essere la donna a potersi mettere in una posizione e apprendere delle tecniche che le permettano eventualmente di modificare la posizione del nascituro quando già si intravede dalla vagina.La posizione su una sedia a tre quarti ,quando non è completamente sdraiata,litotomica,è da rifiutare ,perché la donna viene bloccata e prima di riuscire a muoversi bruscamente o a fare resistenza passiva chi assiste imponendosi riesce a mettere mani o strumenti nella vagina ,quindi bisogna informarsi per tempo e fare mettere per iscritto nel piano del parto che la donna non dovrà cambiare posizione al momento finale del parto,ma che potrà rimanere accovacciata o comunque in una posizione che non permetta di medicalizzare il parto.In varie strutture le ginecologhe e i ginecologi e le ostetriche usano il trucchetto di non fare vedere la sala parto alla donna fino a pochi giorni prima del parto e solo se la donna si ripresenta per ulteriori invasivi controlli prima della data prevista "obbligatoriamente" al giorno esatto.E' bene chiedere alcuni mesi prima di vedere la sala parto,le attrezzature,gli arredi presenti, e farsi spiegare se effettivamente la "libertà" di movimento concessa riguarda anche la fase espulsiva del parto .Marianna Bonina

mercoledì

Probabilmente hanno i paraocchi dovunque.

Che la donna del Senegal che a periodi si trovava in Italia avesse il ginecologo in Senegal faceva constatare che , rivolgendosi a persone del contesto che si dovrebbe conoscere meglio, i modi sono quelli che ci sia aspettano ,quindi chiunque,nel mondo,sceglie così.Però...le questioni sono le stesse ,o,se si presentano le stesse questioni ,le risposte sono le stesse ,e soprattutto le domande sono le stesse.Quindi ,che il ginecologo indaghi se la paziente è sposata o che chieda meno diplomaticamente ma più da fisiologo altro,effettivamente fa la differenza? Il punto centrale non sarebbe chiedere cosa chiede la paziente e non chiedere niente né del suo stato civile (o della sua vita privata)? Perché per essere "moderni" ora censiscono anche i conviventi anche se allo Stato non chiedono particolari vantaggi,ma i vantaggi già previsti per tutte le persone che per sentimenti o per motivi pratici e di mentalità vivono per conto proprio ma con altre persone che testimonino ,per l'appunto,di come si comportano anche vivendo fuori dal contesto familiare d'origine e fuori da un contesto familiare formato "liberamente" (cioè per uscirsene da quello familiare ,se c'è un minimo di autonomia progettuale e decisionale ,oppure per passare a qualcuno che controlli la vita da maggiorenne della persona in modo più ...intimo,della famiglia d'origine) . Dovunque ,comunque,la categoria ha orizzonti limitati.Di contraccezione ,e prevenzione delle malattie trasmissibili col sesso ,ne sanno poco e danno dei consigli allarmanti ,tipo che il profilattico ha quasi lo stesso indice (di inefficacia) di Pearl del coito interrotto. Di metodi naturali contraccettivi utilizzando le tecnologie che analizzano l'ormone nelle urine ne sanno poco,infatti ci sono pareri dal "con un ciclo regolare si possono usare"( e allora che utilità ha la tecnologia) a "non consiglierei metodi che si basano sull'esame del muco ,la temperatura ecc." se tecnologici ,ma in realtà i sistemi funzionano con le analisi ,più o meno elaborate statisticamente o ripetute empiricamente, delle urine... Di contraccezione ne parlano ,se ne parlano ,solo se la donna fa sapere di avere una relazione ufficiale,ultima giustificazione: in tanti si rivolgono a loro per il problema opposto,quindi "devono" sapere anche se la donna ha un legame ,perché parrebbe che una donna non è libera eventualmente di programmare ,o vivere ,una maternità senza alcun impegno sentimentale .Tutto è da spiegare ,tutto è da rendere conto,però...garantiscono che quello che si dice in quella sede non esce.Soprattutto se come ancora avviene ,vanno dal ginecologo ragazze o donne che si fanno fare "il certificato di verginità".E' una funzione sciamanica aggiunta alla figura professionale e tradizionalmente ciò avviene in Italia. Per non parlare della palese ignoranza dell'epidemiologia delle malattie sessualmente trasmissibili,che sono sessualmente trasmissibili ,ma controllano solo le donne.E non per la loro specializzazione,ma perché concettualmente se le donne hanno rapporti allora tutti possono guardare là dentro.La donna non può rifiutarsi di fare soddisfare anche la curiosità dello o della specialista. Invece dovrebbe.Per sapere che recentissimamente è uscito il vaccino per il papilloma virus anche per la popolazione maschile e della stessa età della popolazione femminile censita qualche hanno fa con la scusa del vaccino gratuito ,che anche gli specialisti delle varie regioni hanno deciso se diffondere o no,tanto è univoco il parere a tal proposito.Quanto ai controlli per il sesso maschile ,vaghezza.Esiste un'analisi del sangue per stabilire la presenza del virus del papilloma nell'organismo umano ,l'HPV ,ma non è diagnostica.Neanche il pap test è diagnostico.Almeno mettendo in discussione le certezze della categoria si arriva a delle ammissioni. Marianna Bonina

martedì

L'abbigliamento e la consapevolezza

Finalmente dopo lunga ricerca nel pensiero ,trovo per caso ,poggiato in orizzontale sulle pagine e sul lato lungo e stretto opposto al dorso "Sette anni di desiderio", sfuggito alla censura nonostante una smorfia di disappunto alla presenza del desiderio evocato persino da un saggio, Umberto Eco.Che rivela l'attrazione dell'oggetto -abito .Quasi una filosofia del design di un capo basic ,secondo le riviste di moda prêt-à-porter.
Una raccolta di articoli per periodici e quotidiani tra gli anni '70 e l'inizio degli anni '80.
Marianna Bonina

'IL PENSIERO LOMBARE .[...]Ho portato blue-jeans sin da quando se ne portavano pochissimi e comunque solo in vacanza.Li trovavo e li trovo molto comodi specie in viaggio perché non ci sono problemi di piega,strappi,macchie.Oggi si portano anche per bellezza ,ma sono prima di tutto molto utili .Solo che da parecchi anni avevo dovuto rinunciare a questo piacere ,perché ero ingrassato .E' vero che a cercar bene si trova la misura extra large (da Macy's a New York trovate blue jeans anche per Oliver Hardy) ma sono ,oltre che di vita ,di gamba larga ,si può anche portarli ma non è un bel vedere.
Recentemente,riducendo gli alcolici,ho perso quel numero di chili sufficiente per riprovare un blue-jean quasi normale.Ho passato il calvario descritto da [Luca] Goldoni,con la ragazza del negozio che diceva "stringa ,vedrà che poi si adattano" e sono partito ,senza dover tirare indietro la pancia (non scendo a compromessi del genere).Tuttavia assaporavo dopo lungo tempo un pantalone che,anziché serrarsi alla vita,si appoggiava alle anche ,dato che è proprio del blue-jean far pressione sulla regione lombo-sacrale e sostenersi non per sospensione ma per aderenza.
La sensazione era ,a distanza di tempo ,nuova.Non facevano male,ma facevano sentire la loro presenza.Per elastica che fosse,avvertivo intorno alla seconda metà del mio corpo una armatura.
Non potevo ,volendo,volgere o dimenare il ventre dentro i pantaloni,ma dovevo semmai volgerlo o dimenarlo insieme ai pantaloni .Il che suddivide per così dire il proprio corpo in due zone indipendenti,una affrancata dagli abiti ,sopra la cintola,e l'altra che si identifica organicamente con l'abito ,immediatamente da sotto la cintola sino ai malleoli.Ho scoperto che i miei movimenti,il modo di camminare,di voltarmi,di sedermi,di affrettare il passo ,erano diversi.Non più difficili, o più facili,ma sicuramente diversi.
Di conseguenza io vivevo sapendo di avere i jeans ,mentre di solito si vive dimenticando di avere mutande o pantaloni.Io vivevo per i miei blue-jeans,e di conseguenza adottavo il portamento esteriore di uno che porta i jeans.In ogni caso adottavo un contegno.E' curioso che l'indumento per tradizione più informale e antietichettale sia quello che più impone un'etichetta.Di solito sono sguaiato,mi seggo come viene,mi abbandono dove mi piace senza pretese di eleganza;i blue-jeans mi controllavano questi gesti ,mi facevano più educato e maturo.Ne ho ragionato a lungo,specie con consulenti del sesso opposto.Dalle quali ho appreso ciò che per altro avevo già sospettato,che per le donne esperienze del genere sono consuete perché tutti i loro indumenti sono sempre stati concepiti per conferire un portamento:tacchi alti,guêpières,reggiseni a stecca,reggicalze,magliette strette strette.
Ho pensato allora quanto nella storia della civiltà l'abito come armatura abbia influito sul contegno e di conseguenza sulla moralità esteriore. Il borghese vittoriano era rigido e compassato a causa dei colletti duri,il gentiluomo ottocentesco era determinato nel suo rigore da redingotes attillate ,stivaletti,cilindri che non permettevano bruschi movimenti della testa.[...]
Un indumento che comprime i testicoli fa pensare in modo diverso;le donne durante i loro periodi mestruali,i sofferenti di orchite,emorroidi,uretriti,prostatiti e simili sanno quanto le compressioni o le interferenze alla zona ileo sacrale incidano sull'umore e sull'agilità mentale.' Umberto Eco ,Il pensiero lombare,Corriere della sera ,12 agosto 1976 ,in Sette anni di desiderio,3^ed.tascabili 2004,Milano