La corona bianca ,o corona dell'Alto Egitto ,era formata in origine da giunchi intrecciati ,più tardi di stoffa forgiata a berretto che si restringeva verso l’estremità rigonfia a bottone .
La corona rossa ,o corona del Basso Egitto , era costituita da un berretto leggermente svasato e innalzato nella parte posteriore da un’appendice verticale ;un elemento ,forse uno stelo metallico,partendo dalla base di tale appendice ,ritornava obliquamente in avanti ,terminando in un ricciolo o voluta. Oltre che copricapo del sovrano,la corona rossa era il copricapo della dea Neith .
La doppia corona o pschent era formata dalla sovrapposizione della corona rossa del Basso Egitto e della corona bianca dell’Alto Egitto e simboleggiava l’unione di tutto
il territorio tramite un potere centralizzato . L’espressione “ nsw-bit ” ,Re dell’Alto e del Basso Egitto ,appare qualche volta ,a partire dal regno di Seti I (ca.1310-1294 a.C.) ,come l’insieme della corona bianca e della corona rossa , che sostituiscono i simboli utilizzati più spesso del giunco e dell’ape ,fino a diventare , i piccoli disegni delle corone e dei pani ,la grafia prevalente nel periodo tolemaico -romano.
Questo fenomeno di sostituzione di simboli ideografici con simboli fonetici dei quali si disegnava e scolpiva e pronunciava solo alcune sillabe ,con le vocali che gli studiosi hanno dedotto ipoteticamente ,dato che i segni vocalici non sono nella scrittura.
La corona blu o khepresh ,era portata dal re in particolari circostanze ed era un casco
di cuoio blu con una serie di elementi circolari di forma floreale e con l’ureo sulla fronte.
Il nemes era un copricapo regale formato da una stoffa che cingeva la fronte e che lo fermava con un’ulteriore fascia su cui era fissato l’ureo ,una scultura di un
serpente ,un cobra .La stoffa passava dietro le orecchie e ricadeva poi sul
petto in due lembi arrotondati all’estremità inferiore . Chissà chi era lo stilista ! Il copricapo sulla nuca formava un sacchetto che si restringeva all’estremità inferiore in una striscia che scendeva lungo la schiena .
La corona atef era il copricapo che faceva parte dei segni del dio Osiride ,formato dalla combinazione di una corona bianca e di un’acconciatura ornata da un piccolo sole e di piume di struzzo messe in verticale.
Riferimenti Enciclopedia Universale Rizzoli LaRousse ,1967
L’arte italiana,volume primo,capitolo Antico Egitto ,Piero Adorno,La Nuova
Italia,1993
Guida ai geroglifici ,Roberto Elli ,Avallardi ,2003
Già creato e pubblicato da me in GuideSuperEva,Dada S.p.A.
Fotografie originali e testi originali di ECCETTO DOVE INDICATO ALTRIMENTI= Donna Carusa.Copyright(diritto d'autrice,con echi vetero femministi :e va' bè) di Eccettodoveindicatoaltrimenti.Copyright di Eccettodoveindicatoaltrimenti anche del titolo. ;)
martedì
Il cartiglio
Il cartiglio è una traccia ellissoidale che circonda il nome di un faraone o di una regina .
Il nome e il prenome dei faraoni ,due dei cinque elementi della titolatura reale, all’inizio dell’Antico Regno erano inscritti ,cioè scritti all’ interno ,ognuno all’ interno di un cerchio , shenu ,posto su un tratto orizzontale . In seguito il segno prese sempre più una forma di rettangolo dagli angoli smussati .
Il primo cartiglio della titolatura faraonica contiene il titolo di “ Re
dell’Alto e Basso Egitto ” , il nome dell’incoronazione ,o prenome regio , cioè il nome ricevuto dal principe alla nascita ,preceduto dall’ epiteto di “ Figlio del Sole ” .
Gli Ittiti ,popolazione stanziata in Anatolia nel secondo circa metà del primo millennio avanti Cristo , riporto la cronologia in millenni dal più lontano da oggi al più vicino ,utilizzarono un sistema simile per evidenziare ed isolare i nomi regali dal tessuto della frase,anch’essa ideografica , cioè che rappresentava i concetti e suoni per mezzo di disegni ,o meglio sculture che ci sono pervenute .
In questo caso i geroglifici erano coronati da un sole alato , la forma del settore è più definita e i segni sono disposti simmetricamente.
Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse ,1969
L’arte Italiana ,Piero Adorno,La Nuova
Italia 1993 (Capitolo Antico Egitto)
Leggere i geroglifici ,Sergio Pernigotti,La Mandragora,2002
Già creato e pubblicato da me in GuideSuperEva,Dada S.p.A.
Il nome e il prenome dei faraoni ,due dei cinque elementi della titolatura reale, all’inizio dell’Antico Regno erano inscritti ,cioè scritti all’ interno ,ognuno all’ interno di un cerchio , shenu ,posto su un tratto orizzontale . In seguito il segno prese sempre più una forma di rettangolo dagli angoli smussati .
Il primo cartiglio della titolatura faraonica contiene il titolo di “ Re
dell’Alto e Basso Egitto ” , il nome dell’incoronazione ,o prenome regio , cioè il nome ricevuto dal principe alla nascita ,preceduto dall’ epiteto di “ Figlio del Sole ” .
Gli Ittiti ,popolazione stanziata in Anatolia nel secondo circa metà del primo millennio avanti Cristo , riporto la cronologia in millenni dal più lontano da oggi al più vicino ,utilizzarono un sistema simile per evidenziare ed isolare i nomi regali dal tessuto della frase,anch’essa ideografica , cioè che rappresentava i concetti e suoni per mezzo di disegni ,o meglio sculture che ci sono pervenute .
In questo caso i geroglifici erano coronati da un sole alato , la forma del settore è più definita e i segni sono disposti simmetricamente.
Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse ,1969
L’arte Italiana ,Piero Adorno,La Nuova
Italia 1993 (Capitolo Antico Egitto)
Leggere i geroglifici ,Sergio Pernigotti,La Mandragora,2002
Già creato e pubblicato da me in GuideSuperEva,Dada S.p.A.
La falsa porta Nei dipinti murali all'interno delle costruzioni funerarie egizie ,spesso vi erano dei punti in cui una porta , anch'essa dipinta ,indicava un passaggio verso l'altrove
Nei dipinti murali all’interno delle costruzioni funerarie egizie ,spesso vi erano dei punti in cui una porta ,anch’essa dipinta ,indicava un passaggio verso l’altrove .
Era l’interfaccia psicologica del trapasso .Nonché il luogo immaginato come tramite tra il noto e l’ignoto .
La porta era un collegamento tra luoghi quotidiani ,un luogo che era permesso di attraversare ,che non recava mistero alcuno ,se apparteneva a un luogo noto o c’era
un ospite ad introdurre il nuovo arrivato . Attraversare invece con la fine della vita ,o nell’immaginare tale momento , quello spazio delimitato da una cornice ,significava trasportare il sé verso l’ignoto , nonostante la quiete di uno spazio che apparentemente non fremeva .
Però la rappresentazione che dell’Aldilà davano gli egiziani antichi era di un luogo in cui vi erano degli esseri che comandavano su altri ,che in qualunque
modo vi fossero giunti prima dei tempi umani , sorvegliavano e spiavano quello spazio
dove un nuovo “soffio” sarebbe arrivato .
Per potere giungere nell’ Aldilà , il ka del defunto doveva potere uscire dalla tomba ,che spesso era una piramide, cioè una costruzione che all’esterno aveva la forma di un cono sfaccettato.
Il ka era un’entità rappresentata da un ideogramma di due avanbraccia levate al cielo
con le palme rivolte in avanti . Esso viveva negli esseri umani e dopo la fine della vita era ciò che rappresentava la persona nella dimensione ultraterrena. Era il mistero tutte le cose viventi,delle divinità e degli uomini divinizzati,come il faraone.
Referenze bibliografiche: Enciclopedia Rizzoli Larousse,1969
Guida ai geroglifici,Avallardi, 2003
Già creato e pubblicato sul web da me per GuideSuperEva,DADA S.p.A.
Era l’interfaccia psicologica del trapasso .Nonché il luogo immaginato come tramite tra il noto e l’ignoto .
La porta era un collegamento tra luoghi quotidiani ,un luogo che era permesso di attraversare ,che non recava mistero alcuno ,se apparteneva a un luogo noto o c’era
un ospite ad introdurre il nuovo arrivato . Attraversare invece con la fine della vita ,o nell’immaginare tale momento , quello spazio delimitato da una cornice ,significava trasportare il sé verso l’ignoto , nonostante la quiete di uno spazio che apparentemente non fremeva .
Però la rappresentazione che dell’Aldilà davano gli egiziani antichi era di un luogo in cui vi erano degli esseri che comandavano su altri ,che in qualunque
modo vi fossero giunti prima dei tempi umani , sorvegliavano e spiavano quello spazio
dove un nuovo “soffio” sarebbe arrivato .
Per potere giungere nell’ Aldilà , il ka del defunto doveva potere uscire dalla tomba ,che spesso era una piramide, cioè una costruzione che all’esterno aveva la forma di un cono sfaccettato.
Il ka era un’entità rappresentata da un ideogramma di due avanbraccia levate al cielo
con le palme rivolte in avanti . Esso viveva negli esseri umani e dopo la fine della vita era ciò che rappresentava la persona nella dimensione ultraterrena. Era il mistero tutte le cose viventi,delle divinità e degli uomini divinizzati,come il faraone.
Referenze bibliografiche: Enciclopedia Rizzoli Larousse,1969
Guida ai geroglifici,Avallardi, 2003
Già creato e pubblicato sul web da me per GuideSuperEva,DADA S.p.A.
venerdì
Chiedendo per lavoro.Colloquiando per lavoro.
Un gruppetto tra formatore e responsabili e osservatrice indipendnete mi stringono la mano e mi liquidano. Ho descritto il mondo ideale dove si lavora insieme come uno scavo archeologico ,organizzato ma alienante dell'io.Sono stata provocata.Pessima spiegazione,ma e' cosi'.E' stato un commento.Inquientante,era l'aggettivo.Infatti,la mia risposta.Alienante,per la precisione.
Distribuisco curriculum. Scusi ,quando sapro' se lavorero per lei? Non so,ancora dobbiamo decidere.Gia' il plurale e' inquietante,sorvolo e ...E,sa,in questa sede non abbiamo bisogno.Pero'.Appena visto il mio sguardo,dopo essermi sforzata di pensare,ed evidentemente di avere l'espressione ,che chi mi stava davanti era una persona simpatica,che non avrebbe nuociuto e che non avrei osservato ne' delusa ne' inquieta per l'antipatia che percepivo dall'altro lato,pero' abbiamo altre sedi,avranno bisogno loro.E con un sorriso mi congedo.
L'associazione che aveva appoggiato le elezioni del tale ,con il suo gruppo con il quale si poteva dialogare.Ripasso.Parlano anche di impiegati.Di responsabili.E della fondatrice.Non escono altri personaggi,che sarei stata curiosa di sapere in che rapporto erano con loro,persone abbastanza feroci ,in fondo.L'associazione dove avevo esposto delle foto e che per ottenere i permessi per fotografare il luogo social con le persone all'interno ,se ne lavava le mani.Che mi ha ridotto il tempo dell'esposizione e che non mi ha fatto i volantini e che mi ha dato una gomma da appiccicare dietro le foto che dovevo esporre,rovinando le stampe.A questo punto quasi due anni fa . Dopo che io mi ero ricordata ,per mettermi in chissa quale condizione di soggezione ,la persona che come tante altre persone conosciute tiene il suo posto con i denti,dice di ricordarsi di me.E allora?
Pero' come volontaria pare mi prenderebbe volentieri,inghiottndo la saliva dalla fifa che io non sia cosi' all'oscuro di tutto. La responsabile non dell'universo di quella sala ,a due centimetri da questa persona,a quel punto ,da un'espressione innocentina,guarda di lato chi le filtra gli incontri.Quale nobile mestiere.
Avrebbe voluto che mi avesse liquidata. E invece inghiottiva.L'avevo messa io in soggezione.
Distribuisco curriculum. Scusi ,quando sapro' se lavorero per lei? Non so,ancora dobbiamo decidere.Gia' il plurale e' inquietante,sorvolo e ...E,sa,in questa sede non abbiamo bisogno.Pero'.Appena visto il mio sguardo,dopo essermi sforzata di pensare,ed evidentemente di avere l'espressione ,che chi mi stava davanti era una persona simpatica,che non avrebbe nuociuto e che non avrei osservato ne' delusa ne' inquieta per l'antipatia che percepivo dall'altro lato,pero' abbiamo altre sedi,avranno bisogno loro.E con un sorriso mi congedo.
L'associazione che aveva appoggiato le elezioni del tale ,con il suo gruppo con il quale si poteva dialogare.Ripasso.Parlano anche di impiegati.Di responsabili.E della fondatrice.Non escono altri personaggi,che sarei stata curiosa di sapere in che rapporto erano con loro,persone abbastanza feroci ,in fondo.L'associazione dove avevo esposto delle foto e che per ottenere i permessi per fotografare il luogo social con le persone all'interno ,se ne lavava le mani.Che mi ha ridotto il tempo dell'esposizione e che non mi ha fatto i volantini e che mi ha dato una gomma da appiccicare dietro le foto che dovevo esporre,rovinando le stampe.A questo punto quasi due anni fa . Dopo che io mi ero ricordata ,per mettermi in chissa quale condizione di soggezione ,la persona che come tante altre persone conosciute tiene il suo posto con i denti,dice di ricordarsi di me.E allora?
Pero' come volontaria pare mi prenderebbe volentieri,inghiottndo la saliva dalla fifa che io non sia cosi' all'oscuro di tutto. La responsabile non dell'universo di quella sala ,a due centimetri da questa persona,a quel punto ,da un'espressione innocentina,guarda di lato chi le filtra gli incontri.Quale nobile mestiere.
Avrebbe voluto che mi avesse liquidata. E invece inghiottiva.L'avevo messa io in soggezione.
domenica
Il flusso di coscienza nell'Ulysses di Joyce e il riciclo dei rifiuti parlando di organizzazione politica
Le relazioni umane a volte sono dei giochi dove le regole sfuggono e ci sono dei punti in cui ci si blocca ma non si dice.
L'amicizia a volte può contenere un non detto di riferimenti che non corrispondono.
L'amica che mi dice "Scusa ,ma qua facciamo la raccolta differenziata" e il luogo da cui proviene è uno dell'area dove la raccolta differenziata è andata peggio.
Io che dopo anni altrove ,dopo tanti pensieri su come sarebbero state le nostre vite,la nostra amicizia ,la nostra adolescenza,la nostra giovinezza se fossimo cresciute in quell ' altrove .E non le ho fatto la cronaca per anni ,di tutto quello che se fosse stato altrove sarebbe valso di più.Non le ho detto che l'archeologa che abitava prima di me la casa dove ero vissuta ,e che proveniva da una regione non molto lontana da dove provenivamo noi aveva stabilito che in quella casa si sarebbe fatta la raccolta differenziata e che i rifiuti si sarebbero portati fino ai cassonetti con colori e forme differenti che si trovavano sulla strada o nelle strade non distanti.Non era stata la persona che proveniva dalla stessa regione dove si trova la città dove vivevamo a dire di fare la raccolta differenziata ,perché non era abituata a farla.
Quanti pensieri su ciò che era arretrato e su ciò che era dinamico nei modi di pensare e di vivere.
E quando ci rivediamo con l'amica,pensa che io non ne sappia di differenziare i rifiuti:ora lei pensa ,e in modo esplicito,che qualcosa mi possa scandalizzare di un altro modo di vivere.
"Guarda che da un paio d'anni è porta a porta.E prima ,almeno da dieci ,anche da noi,da me ,quindi per lo meno nelle vicinanze di dove eri tu,c'erano i cassonetti per i vari materiali".
"Aaah sì?!"
E questo era uno scambio precedente.
E la plastica della confezione dei grissini è pulita ,si può mettere nella plastica non nel "secco". Ma non la riprende perché pensa che io mi scandalizzi se riprende qualcosa dalla "spazzatura".Anche se sono pulite le confezioni che ha messo nel sacchetto .Si saranno sporcate nel sacchetto dell'indifferenziata. No,è per il gesto.
E non riesco a non farle pensare che io riderei dietro le sue spalle se ci ripensasse con il rifiuto.
Partecipo ad un incontro virtuale con altri,tra cui qualcuno che conoscevo da tanto tempo ,e mi sorprendo ,ma dopo questo incontro non più di tanto, che "nulla è cambiato". Varie persone si pongono la questione del se sia il caso di risolvere con il riciclo il problema dei rifiuti ,ma non è un pensiero neanche immediato.E allora io commento "Ancora è una questione filosofica" nel senso che si pone quasi una questione "etica" del se è il caso di convincere le persone a fare la raccolta differenziata invece di aspettare che un'amministrazione comunale o un'azienda per i rifiuti li tolga dalla strada.E poi ,dato che il messaggio non era stato letto nell'immediato ,commenti tipo "Ci sono dei messaggi che non si capisce a cosa si riferiscono"No,non ti preoccupare ,tu rispondi solo a quelli che hanno un senso",dice uno a un'altro e io "Mi riferivo al riciclo dei rifiuti" e quello a cui veniva consigliato di rispondere solo ai messaggi che avevano un senso "Ah,siamo al flusso di coscienza dell'Ulisse!".
Sì,è una questione filosofico-letteraria,persino teoricamente scientifica per quanto riguarda l'espressione dell'individualità e di ciò che l'individuo considera una questione preminente da affrontare,ma non antropologica ,non di formazione continua delle persone ,non di gestione, non di comprensione tra le persone,di difficoltà di rimarcare una questione per farla diventare un argomento urgente sul quale mettersi d'accordo.
In fondo nelle affinità tra le persone ci sono barriere di scarti che affiorano e che a volte non fanno capire che ci sono affinità basate solo sulla volontà di essere affini ma non sull'esserlo,il che per un modello di organizzazione della comunicazione tra le persone sarebbe la prova che funziona,perché le persone provano e vivono il sentimento della presenza,della vicinanza ,ma non riescono a rendersi conto che ciò che danno per sottinteso è differente e quindi se devono mettersi d'accordo su qualcosa, per questioni necessarie o evidenziate come tali da voleri superiori,considerano ovvie le idee,i significati ,le reazioni,ciò che c'è da risolvere ,o ovvie delle differenze che sono ovvie solo per loro,e quindi non riescono a mettersi d'accordo o hanno la sensazione ,o la certezza ,che prevalga l'opinione di qualcuno,che a sua volta ha quell'opinione perché così sembra una persona più alla moda o perché influenzata da qualcuno,come se le convinzioni influenzate dalle tradizioni non fossero influenzate.
L'amicizia a volte può contenere un non detto di riferimenti che non corrispondono.
L'amica che mi dice "Scusa ,ma qua facciamo la raccolta differenziata" e il luogo da cui proviene è uno dell'area dove la raccolta differenziata è andata peggio.
Io che dopo anni altrove ,dopo tanti pensieri su come sarebbero state le nostre vite,la nostra amicizia ,la nostra adolescenza,la nostra giovinezza se fossimo cresciute in quell ' altrove .E non le ho fatto la cronaca per anni ,di tutto quello che se fosse stato altrove sarebbe valso di più.Non le ho detto che l'archeologa che abitava prima di me la casa dove ero vissuta ,e che proveniva da una regione non molto lontana da dove provenivamo noi aveva stabilito che in quella casa si sarebbe fatta la raccolta differenziata e che i rifiuti si sarebbero portati fino ai cassonetti con colori e forme differenti che si trovavano sulla strada o nelle strade non distanti.Non era stata la persona che proveniva dalla stessa regione dove si trova la città dove vivevamo a dire di fare la raccolta differenziata ,perché non era abituata a farla.
Quanti pensieri su ciò che era arretrato e su ciò che era dinamico nei modi di pensare e di vivere.
E quando ci rivediamo con l'amica,pensa che io non ne sappia di differenziare i rifiuti:ora lei pensa ,e in modo esplicito,che qualcosa mi possa scandalizzare di un altro modo di vivere.
"Guarda che da un paio d'anni è porta a porta.E prima ,almeno da dieci ,anche da noi,da me ,quindi per lo meno nelle vicinanze di dove eri tu,c'erano i cassonetti per i vari materiali".
"Aaah sì?!"
E questo era uno scambio precedente.
E la plastica della confezione dei grissini è pulita ,si può mettere nella plastica non nel "secco". Ma non la riprende perché pensa che io mi scandalizzi se riprende qualcosa dalla "spazzatura".Anche se sono pulite le confezioni che ha messo nel sacchetto .Si saranno sporcate nel sacchetto dell'indifferenziata. No,è per il gesto.
E non riesco a non farle pensare che io riderei dietro le sue spalle se ci ripensasse con il rifiuto.
Partecipo ad un incontro virtuale con altri,tra cui qualcuno che conoscevo da tanto tempo ,e mi sorprendo ,ma dopo questo incontro non più di tanto, che "nulla è cambiato". Varie persone si pongono la questione del se sia il caso di risolvere con il riciclo il problema dei rifiuti ,ma non è un pensiero neanche immediato.E allora io commento "Ancora è una questione filosofica" nel senso che si pone quasi una questione "etica" del se è il caso di convincere le persone a fare la raccolta differenziata invece di aspettare che un'amministrazione comunale o un'azienda per i rifiuti li tolga dalla strada.E poi ,dato che il messaggio non era stato letto nell'immediato ,commenti tipo "Ci sono dei messaggi che non si capisce a cosa si riferiscono"No,non ti preoccupare ,tu rispondi solo a quelli che hanno un senso",dice uno a un'altro e io "Mi riferivo al riciclo dei rifiuti" e quello a cui veniva consigliato di rispondere solo ai messaggi che avevano un senso "Ah,siamo al flusso di coscienza dell'Ulisse!".
Sì,è una questione filosofico-letteraria,persino teoricamente scientifica per quanto riguarda l'espressione dell'individualità e di ciò che l'individuo considera una questione preminente da affrontare,ma non antropologica ,non di formazione continua delle persone ,non di gestione, non di comprensione tra le persone,di difficoltà di rimarcare una questione per farla diventare un argomento urgente sul quale mettersi d'accordo.
In fondo nelle affinità tra le persone ci sono barriere di scarti che affiorano e che a volte non fanno capire che ci sono affinità basate solo sulla volontà di essere affini ma non sull'esserlo,il che per un modello di organizzazione della comunicazione tra le persone sarebbe la prova che funziona,perché le persone provano e vivono il sentimento della presenza,della vicinanza ,ma non riescono a rendersi conto che ciò che danno per sottinteso è differente e quindi se devono mettersi d'accordo su qualcosa, per questioni necessarie o evidenziate come tali da voleri superiori,considerano ovvie le idee,i significati ,le reazioni,ciò che c'è da risolvere ,o ovvie delle differenze che sono ovvie solo per loro,e quindi non riescono a mettersi d'accordo o hanno la sensazione ,o la certezza ,che prevalga l'opinione di qualcuno,che a sua volta ha quell'opinione perché così sembra una persona più alla moda o perché influenzata da qualcuno,come se le convinzioni influenzate dalle tradizioni non fossero influenzate.
sabato
Considerando la non simmetria dei mobili all'interno di una stanza
E' incredibile che non conoscendosi si trovi più accordo che con le persone con le quali si ha insieme una cultura.
Il sistema di cominciare a dire "chissà chi si può incontrare" a una persona se non fa quello che viene stabilito dall'altra è un sistema che significa che anche se si ha in comune una cultura non ci si intende.
Sicuramente non si condivide il metodo di cominciare a parlare male di una persona con la stessa persona se quella persona in automatico non fa quello che viene obbligata a fare dall'altra che la incontra e in automatico stabilisce che l'altra deve fare quello che dice lei.
Due si trovano in una stanza non loro.Una corre e si prende il posto migliore appena vede che l'altra ha guardato in quella direzione.E mentre l'altra considera ,quella è già scappata in qulla direzione considerando un'indicazione lo sguardo dell'altra.
Il sistema di cominciare a dire "chissà chi si può incontrare" a una persona se non fa quello che viene stabilito dall'altra è un sistema che significa che anche se si ha in comune una cultura non ci si intende.
Sicuramente non si condivide il metodo di cominciare a parlare male di una persona con la stessa persona se quella persona in automatico non fa quello che viene obbligata a fare dall'altra che la incontra e in automatico stabilisce che l'altra deve fare quello che dice lei.
Due si trovano in una stanza non loro.Una corre e si prende il posto migliore appena vede che l'altra ha guardato in quella direzione.E mentre l'altra considera ,quella è già scappata in qulla direzione considerando un'indicazione lo sguardo dell'altra.
Umiliazioni a cittadine e cittadini di stati del mondo
Situazioni politiche raccapriccianti riferite a Science for Peace ,meeting pubblico organizzato dalla Fondazione Veronesi.
Iscriviti a:
Post (Atom)